Home - - Progetto di ricerca e sensibilizzazione "L'assistenza familiare nel tuo quartiere" Progetto di ricerca e sensibilizzazione "L'assistenza familiare nel tuo quartiere"Il presente progetto nasce da un confronto avvenuto con l’amministrazione pubblica di Bologna in cui è stata evidenziata la necessità di proporre iniziative per migliorare la condizione di lavoro delle assistenti familiari e il servizio da esse fornito agli assistiti e alle loro famiglie. PaceAdesso ha quindi avviato un’attività di ricerca sulla situazione delle assistenti familiari nel Comune di Bologna scrivendo un progetto per aiutare la loro emersione dal lavoro nero e incentivare gli assistiti a rivolgersi presso le strutture pubbliche per richiedere un’assistente familiare qualificata. L’attività di ricerca di questo progetto sarà indirizzata a comprendere quali sono le necessità degli anziani e le loro condizioni di vita cercando di capire quale sia il ruolo che svolgono i familiari e le assistenti familiari nei servizi di assistenza. Inoltre saranno indagati i canali tramite i quali le persone cercano o avrebbero intenzione di cercare un’assistente familiare per capire dove poter meglio agire con future campagne di sensibilizzazione e di incentivo all’emersione dal lavoro nero. L’intervento di incentivo per l’emersione dal lavoro nero si ispira idealmente allo spirito che spinse nel 1256 il Comune di Bologna a scrivere un testo di legge nel Liber Paradisus in cui si proclamò l'abolizione della schiavitù e la liberazione dei servi della gleba. Questa legge ebbe il duplice effetto di dare libertà e dignità ai lavoratori e, allo stesso tempo, un beneficio per le pubbliche finanze derivante dai tributi che questi lavoratori iniziarono a pagare (link ai documenti contenuti nel Liber Paradisus). QUESTIONARIO DI INDAGINE E BLOGSi può compilare online il questionario di indagine del progetto seguendo il link: Questionario di indagine. Aggiornamenti costanti sulle attività del progetto sul blog CONTATTI:Per ogni informazione contattare Cecilia Palmese: Cellulare: 327 0472537 DESCRIZIONE DELL'INTERVENTOL’intervento verrà realizzato attraverso tre principali attività:
L’attività di ricerca e sensibilizzazione inizierà sul territorio del quartiere Savena per il periodo di start up di 4 mesi. L’attività è stata condivisa e pianificata in collaborazione con il quartiere Savena, il Comune di Bologna e l’ASP Giovanni XXIII. E’ stato scelto il quartiere Savena dato che è la zona di Bologna con il più alto indice di vecchiaia pari a 286,2 (dati al 31/12/2011), in particolare in zona Mazzini: 297,6 e in zona San Ruffillo: 266,3. L’attività di questo progetto è in linea con quanto indicato nei Programmi Obiettivo 2012 del Quartiere Savena in cui si esprime l’importanza del principio di sussidiarietà che significa per un ente pubblico promuovere la capacità della comunità a curare sé stessa, intervenendo laddove rimangono insoddisfatti i bisogni sociali. In base a questo principio la fase di pianificazione del progetto è stata condivisa con il Quartiere Savena, rendendo effettive le modalità di coprogettazione e relazione fra pubblico e forze sociali che il Quartiere Savena si propone di seguire nella gestione del rapporto con il mondo dell’associazionismo. L’attività di incontro e ricerca sul campo sarà svolta secondo le seguenti modalità:
OBIETTIVIDato il limite finanziario della capacità di assistenza pubblica la strategia a lungo termine per favorire l’emersione del lavoro di cura privato svolto in forma irregolare può essere quella di consolidare forme di assistenza organizzata pur rimanendo nell’ambito dell’offerta individuale. Partendo da questo presupposto si è pensato a una ricerca su presenza e caratteristiche dell’assistenza familiare offerta da assistenti familiari (comunemente dette “badanti”) a famiglie residenti nel quartiere Savena a Bologna. La ricerca è stata progettata prevedendo l’utilizzo di strumenti di analisi quantitativa e qualitativa, in modo da porre in luce i problemi e i bisogni dei cittadini e della comunità su questo tema così complesso. Riassumendo quindi gli obiettivi generali del progetto sono:
FASI DELL'INTERVENTOIl progetto prevede una fase sperimentale di quattro mesi e eventualmente una fase successiva di 1 anno se il progetto entra a regime. Le due fasi sono descritte di seguito:
SISTEMI DI WELFARE ATTIVI IN ITALIAOggi nel caso si renda necessario un servizio di assistenza familiare per una persona anziana, o per una persona che per varie cause si viene a trovare in una situazione parziale non autosufficienza, rimane generalmente in carico al portatore di bisogno e alla sua famiglia la ricerca di un insieme di soluzioni che meglio soddisfi le proprie esigenze. Le soluzioni proposte dal welfare attuale si articolano prevalentemente su tre sistemi principali:
Questo sistema di assistenza non professionalizzata e molto spesso irregolare presenta quindi molti problemi ma permette d’altro canto una grande flessibilità sia in termini di durata, da poche ore alla settimana fino a molte ore al giorno, che di intensità: da forme molto vicine alla tradizionale collaborazione domestica fino a prestazioni a contenuto quasi infermieristico.
Il sistema di welfare che emerge da questo quadro risulta complesso e animato da soggetti che non necessariamente sono portatori di interessi convergenti. Da un punto di vista economico il settore si presenta, pertanto, segmentato in sotto-mercati relativamente autonomi e autoreferenziali che stentano a fornire a prezzi accettabili gli standard prestazionali richiesti dalle famiglie. Per riuscire a realizzare una continuità di offerta adeguata a seguire l’evolversi degli stadi di bisogno sembra indispensabile chiarire le filiere dell’intervento pubblico e privato e lavorare per una chiara coscienza dei percorsi che portano all’incontro tra portatore del bisogno e produttore del servizio (pubblico o privato). In assenza di questo sforzo gran parte della domanda delle famiglie continuerà a essere incrociata e soddisfatta dal lavoro autonomo, fra l’altro molto spesso in forma non regolare. Infatti come risulta evidente, quello della cura è un mercato che tende a regolarsi da sé in modo informale e irregolare, dato che esistono doppie convenienze a restare nel sommerso. PROBLEMA DEL LAVORO SOMMERSO E NON QUALIFICATODa una ricerca del 2011 del Sole 24 Ore risulta che dai lavori domestici che lavorano in Italia vengono versati contributi per 42,4 ore ogni 100 ore lavorate. Nelle regioni meridionali in particolare la situazione di irregolarità previdenziale riguarda il 73% dei lavoratori domestici. Il problema del lavoro sommerso non riguarda in particolar modo gli stranieri, anzi si è riscontrato che di fronte al 34,7% degli stranieri che lavorano completamente in nero, tra gli italiani questo gruppo raggiunge quota 53,9%. Nell’estate del 2009 è stata approvata la legge 94 che ha introdotto il reato di ingresso e permanenza clandestina nel paese. E proprio il timore di controlli (in gran parte infondato in questo settore ove prevale la presenza femminile che non è ritenuta pericolosa ai fini della sicurezza) ha indotto un certo numero di famiglie a stipulare contratti regolari. Ora però ci sono segnali che la gravità della crisi economica abbia favorito un ritorno agli accordi in nero. In questa situazione oscillante, ma con un numero di assistenti familiari sempre crescente è aumentato il contenzioso giuridico tra famiglie e assistenti, anche se le organizzazioni sindacali (che spesso rappresentano entrambe le controparti) hanno cercato di mediare in molte situazioni. Oggi il fenomeno si può definire in una fase di assestamento in cui convivono almeno tre distinte realtà:
Complessivamente, quindi il numero delle assistenti familiari si collocherebbe attorno al milione e centomila unità, con un rapporto di quattro a uno rispetto agli anziani nelle strutture pubbliche e con un costo di circa 12 miliardi di euro l’anno (basti ricordare che la spesa sociale complessiva dei comuni arriva a malapena a 7 miliardi).
Si riportano di seguito i risultati emersi dall’attività del progetto DIADE svolto nella provincia di Reggio Emilia nel periodo 2008-2010. In questo progetto sono stati indagati maltrattamenti, abusi, violenza (fisica, psicologica, sessuale…) nell’ambito delle relazioni di cura, sia verso le assistenti familiari che nei confronti degli anziani assistiti. Durante l’attività di monitoraggio svolta nel progetto DIADE sono state registrate 219 segnalazioni riconducibili a forme di abuso, evidenziando le seguenti problematiche:
Come possibili soluzioni ai problemi sopra esposti i gruppi di lavoro del progetto DIADE hanno evidenziato tre proposte prioritarie:
Il fenomeno del lavoro sommerso in ambito di assistenza familiare risulta quindi essere molto diffuso e spesso produce danni al soggetto più debole del mercato, cioè il portatore di bisogno e alla sua famiglia. Per tentare di arginare il fenomeno del lavoro sommerso è necessario rendere conveniente offrire e domandare cure in un mercato regolare, avvicinando le persone ai servizi presenti sul territorio e trovando sistemi per organizzare meglio il lavoro di assistenza diminuendo così i costi per la singola famiglia. CAREGIVER E "CASA DELLA SALUTE"Negli ultimi anni Italia è diventato sempre più importante il fenomeno dei care giver familiari, cioè di persone che prestano assistenza continuativa a un proprio familiare non più autosufficiente per problemi legati all’avanzata età o a patologie o incidenti gravi. E’ in corso un dibattito pubblico riguardo la necessità che lo Stato italiano riconosca alla figura del care giver familiare una copertura assicurativa e una pensione, prendendo così atto della fondamentale importanza di questo servizio di assistenza e ispirandosi alla legislazione già in atto in altri paesi europei. Prendendo in esame la situazione italiana, secondo un’indagine del CENSIS del 2007 circa 1 milione di persone affette da demenza, con 150.000 nuovi casi ogni anno, tra questi 80.000 malati di Alzheimer e 40.000 di demenza vascolare. Si stima che l’80% di queste persone siano assistite direttamente dai familiari che assumono un ruolo fondamentale nel trattamento della malattia e nel sostegno indispensabile del malato. Si può affermare quindi che oggi il principale supporto per l’anziano non autosufficiente sia la figura di un familiare che svolge la funzione di caregiver. Questo fenomeno presenta le seguenti caratteristiche:
L’insieme di effetti complessivo che il lavoro di assistenza a una persona non autosufficiente produce sulla figura del caregiver è stato spesso definito come Caregiver Burden, in questa definizione sono compresi:
I caregiver in Italia sono:
I familiari dei pazienti con demenza sono impegnati in media 6 ore al giorno nell’assistenza diretta e circa 7 ore nella sorveglianza del malato. Il 18.5% usufruisce di Assistenza domiciliare e il 24,9 frequenta centri diurni. Dato il grande impegno che l’assistenza richiede il 40,9% delle famiglie deve ricorrere ad aiuti a pagamento di cui il 32,7% sono assistenti familiari straniere. Da un’indagine dell’Associazione Italiana Malati di Alzheimer risulta che l’89% di queste assistenti familiari non possiede un titolo professionale specifico. Consapevoli della situazione nazionale e dell’evoluzione demografica e anagrafica della popolazione bolognese durante questa indagine si intende analizzare i bisogni e le esigenze dei soggetti (siano essi assistenti familiari o assistiti) che sono coinvolti in una dinamica volta a definire la “casa della salute” quale contesto domestico che si trasforma e si adatta alle esigenze di salute e di servizi sociali ai quali deve provvedere lo stesso nucleo familiare. La creazione di una “casa della salute” all’interno delle proprie mura domestiche è indice di una mancanza del servizio pubblico o semplicemente di una mancata informazione, inerenti i servizi pubblici, che non riesce ad arrivare ai soggetti principali quali gli assistenti e gli assistiti? Questa domanda e altre condurranno quindi il percorso, di stampo antropologico, ad esaminare il contesto familiare chiamato ad agire di fronte a una situazione, anche di emergenza, che richiede assistenza familiare e le modalità con cui si arriva a stabilizzare l’eventuale assistito. BIBLIOGRAFIA
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